SPORE
Explorations, participative art project - 2018
Quando mi è stato chiesto di pensare ad una mostra che presentasse il mio metodo di ricerca: in quel contesto ho voluto iniziare un nuovo percorso, ho mostrato i miei mezzi espressivi, ma allo stesso tempo ho chiesto al pubblico la disponibilità a mostrare i loro linguaggi, e a metterli a disposizione per un’opera collettiva.
Così è nato SPORE,un percorso condiviso che invita a visitare luoghi e a realizzare un progetto artistico corale a partire dalle sensibilità dei partecipanti, riportando un racconto di spazi altri, visitati in chiave esplorativa da un gruppo dotato di mezzi di ricerca artistici messi in condivisione da l’artista e dai partecipanti.
Il progetto prevede il coinvolgimento diretto del pubblico nel processo creativo portando le persone ad esplorare uno specifico tipo di spazi nella città: il residuo. Questo concetto deriva dalle teorie di Gilles Clement sul terzo paesaggio, è entrato nella mia sfera di interesse accompagnato da un periodo di ricerca sull’intelligenza vegetale, sui sistemi e le organizzazioni sociali delle piante.
Vedo il residuo come uno spazio ecologicamente, socialmente e politicamente connotato, per questo portare un gruppo di persone ad osservare ed interagire con un luogo del genere significa per me attivare un pensiero e porre delle domande.
Il residuo urbano derivato dalla mancanza di attenzione dell’industrializzazione, della cementificazione, apre la possibilità di immaginare un uso alternativo dello spazio e perché no, un uso alternativo del tempo rispetto a quello che la nostra società ci suggerisce, più o meno gentilmente. Così uno scarto diventa improvvisamente un’opportunità, qualcosa di inutile diventa qualcosa di libero e bello. Il residuo non produce profitto, ma produce ossigeno e biodiversità, il residuo è indeciso, non è destinato, è precario per definizione, per questo è uno spazio di possibilità collettive, di pensiero, di azione, di apertura alla diversità e al movimento. Nel residuo le specie vegetali si adattano e cambiano, preparano il suolo per altre piante, arricchiscono e non sfruttano, donano più di ciò che consumano, nel residuo trova accoglienza la voce diversa, viaggiatrice e pioniera.
Il percorso che vorrei intraprendere riguarda la mappatura di questi spazi, che abbiano essi una superficie di pochi centimetri o di metri, sottolineando che la possibilità di immaginazione può nascere da qualcosa di molto piccolo e diventare più grande ma che prima bisogna allenarsi alla visione.